Il Sessantotto è ormai inteso, a torto o a ragione, come una fase di rottura nella storia delle università. Lo confermano le periodiche rievocazioni e le celebrazioni che si susseguono ormai a cadenza fissa decennale. Questa stagione è stata vissuta dai protagonisti come un movimento collettivo di presa di coscienza, di ricerca di autenticità, di affermazione della propria soggettività, di richiesta di riforma, non priva di qualche venatura utopica e rivoluzionaria. Nell’immaginario collettivo più generale, comunque, il Sessantotto è diventato sinonimo di moti studenteschi, proteste, scioperi, contestazione dell’autoritarismo, scontri con le forze dell’ordine, risposte ondivaghe dei poteri pubblici. La “scapigliatura” studentesca che ha segnato la fine del Novecento trova tuttavia qualche inaspettato precedente nella vita delle prime università in pieno Medioevo.

Lo storico Léo Moulin ha scritto una godibilissima “Vita degli studenti nel Medioevo” (Milano, 1992) che segnala  qualche perla storica sull’agitato movimento studentesco medievale. Il modo più divertente e inebriante di vivere la vita da studenti – scrive ad esempio Moulin – è quello di molestare e di provocare la polizia e i cittadini e, in generale, di sfidare le autorità, sia civili sia religiose. “Vanno per le vie di Parigi, giorno e notte, armati, e commettono mille delitti”, dice un testo del 1268 (il quale parla, d’altra parte, di uno studente autorizzato a portare un’arma “cum privilegiis universitatis”). “Macchinano tra di loro i più abominevoli complotti – scrive il Vescovo di Parigi nel 1269 – per impadronirsi delle giovinette”: “obripiunt virgines”, “rapiunt mulieres”, “et multa alia enormia Deo odibilia”. Nel 1367 a Parigi, in occasione della festa di San Nicola, patrono degli studenti, scoppia una sanguinosa rissa tra gli studenti e le guardie (“milites gueti”). Il Parlamento condanna i “milites”, i quali ci vengono descritti (da fonti universitarie, è vero), anche in altre circostanze, come mossi da un istinto diabolico e dall’assenza di ogni timor di Dio (giugno 1277). Nel 1304 il governatore di Parigi fa impiccare uno studente e lo lascia appeso alla forca, andando contro tutti i privilegi dell’università. Quest’ultima sospende subito i corsi e obbliga il re a punire il colpevole, che dovrà chiedere perdono pubblicamente, costruire due cappelle espiatorie, staccare il corpo dell’impiccato e baciarlo. Ancora a Parigi il Pré-aux-Clercs, che in un primo tempo era luogo di passeggiate e di riflessione per gli studenti, è testimone di una battaglia campale divenuta leggendaria (1278), tra gli uomini dell’abbazia di Saint-Germain-de-Prés e gli studenti. Molti tra questi ultimi sono feriti, alcuni mortalmente.

Anche Umberto Eco, nel suo “Il Medioevo è già cominciato” (Documenti sul nuovo Medioevo, Milano, 1973), estrae dalle ricerche d’archivio di Gilette Ziegler un florilegio di episodi che possono essere letti come prodromi del Maggio francese. Gli studenti protestano – riferisce Eco –  perché le aule sono troppo piene e l’insegnamento è troppo autoritario. I professori vorrebbero organizzare il lavoro in seminari con gli allievi ma interviene la polizia. In uno scontro cinque studenti vengono uccisi (1200). Viene varata una riforma che dà autonomia ai professori e agli studenti; il cancelliere non potrà rifiutare la licenza di insegnamento al candidato proposto da sei professori (1215). Il cancelliere di Notre-Dame proibisce i libri di Aristotele. Gli studenti, sotto pretesto dei prezzi troppo cari, invadono e demoliscono un’osteria. Il preposto di polizia interviene con una compagnia di arcieri e ferisce dei passanti. Gruppi di studenti arrivano dalle strade vicine e attaccano la forza pubblica, disselciando il pavé e lanciando i sassi. Il preposto di polizia ordina la carica; tre studenti uccisi. Sciopero generale all’università, asserragliamento nell’edificio, delegazione al governo. Studenti e professori defluiscono verso università periferiche. Dopo lunghe trattative il re stabilisce una legge che regola a basso prezzo gli alloggi per gli studenti e crea collegi universitari e mense (marzo 1229). Gli ordini mendicanti occupano tre cattedre su dodici. Rivolta dei docenti secolari che li accusano di costituire una mafia baronale (1252). L’anno dopo scoppia una lotta violenta tra studenti e polizia. I docenti secolari si astengono dai corsi per solidarietà, mentre i cattedratici degli ordini regolari continuano a tenere i loro corsi (1253). L’università entra in conflitto col papa che dà ragione ai docenti degli ordini regolari sinché Alessandro IV deve concedere il diritto di sciopero se la decisione è presa dall’assemblea di facoltà a maggioranza di due terzi. Alcuni docenti rifiutano le concessioni e vengono destituiti: Guillaume de Saint-Amour, Eudes de Douai, Chrétien de Beauvais e Nicolas de Bar-sur-Aube vanno sotto processo. I professori destituiti pubblicano un libro bianco intitolato Il pericolo dei tempi recenti, ma il libro è condannato come “iniquo, criminale ed esecrabile” con una bolla del 1256.

Corsi e ricorsi della storia…

da La nave dei folli (Basilea, 1494)2

Da Le vergier d'honneur (Parigi, 1511)

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